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Partire dal titolo non è, in questo caso, il solito facile espediente esplicativo del contenuto del libro, ma un modo di iniziare dalla sua conclusione (il testo eponimo è l'ultimo), per mettere in guardia il lettore dal credere che il "paradossale" autore sia il facile e superficiale poeta "con la testa fra le nuvole, ma, come lui stesso ci tiene a far sapere, è uno che le nuvole, anzi le "nubi", in un certo modo (ossia un modo di strabiliante immaginazione e impegnativa originalità) non solo le contempla, ma le fa parlare e le interpreta (anche se "afone" o "mute"), perché testimoni dall'alto dei cieli, e non come angeliche proiezioni, ma come "fossili a branchi" (e quindi antichissime e ancestrali animazioni dell' "irreversibile corsa del tempo"), di ciò che è successo e succede (e succederà) sulla terra e del "frastuono" che vi fanno gli uomini.